lunedì 17 novembre 2008

Napolissimo racconta il ritorno di Alemao: "Niente paura, questo Napoli come il mio"

E’ tornato a Napoli, per aggiornarsi sul nostro calcio e per “lanciare” il figlio Alex, campioncino in erba. Ricardo Alemao da più di un mese vive nella città che gli ha dato le più grandi soddisfazioni calcistiche. Con il Napoli ha vinto uno scudetto, una coppa Uefa e una Supercoppa e da Napoli vuole ripartire per diventare un allenatore di successo (dopo l’esperienza positiva sulla panchina dell’Atletico Mineiro). Il settimanale Napolissimo (in edicola con il nuovo numero) è andato a intervistarlo alla vigilia del suo quarantasettesimo compleanno nel suo rifugio sportivo e spirituale, il bosco di Capodimonte, dove si allena ogni giorno insieme al figlio. «Questo Napoli mi piace, e può ancora migliorare – afferma -. Ha solo un piccolo problema di rosa, nel senso che non tutte le alternative sono all’altezza. Credo che Marino a gennaio interverrà comprando almeno altri due giocatori. Quali? Un centrocampista davanti alla difesa e un attaccante. Non credo che la forza degli azzurri – prosegue Alemao - siano le individualità. Lavezzi e Hamsik sono importanti, sono due artisti del calcio ma non sono i simboli della squadra. La qualità più spiccata di questo Napoli è il gruppo. Sotto questo aspetto la squadra di Reja somiglia molto al mio Napoli, quello che vinse la coppa Uefa e lo scudetto. Eravamo un bel gruppo, ci trovavamo a meraviglia. Però noi avevamo Diego che dava la spinta decisiva». Dopo Bergamo non può mancare il riferimento all’8 aprile del 1990, il giorno della celeberrima monetina: «Non mi dispiace che il mio nome sia associato a quell’episodio. So che ho dato molto di più al Napoli e al calcio italiano. Se sono pentito? Certo che no. Pentito di cosa, di aver detto la verità? Quella volta, lo ripeto, fui colpito davvero e la testa mi sanguinava. A quelli come Galliani, che ancora fanno delle insinuazioni su quell’episodio, per giustificare a modo loro la vittoria del Napoli, rispondo che il Milan non perse lo scudetto per la monetina di Bergamo, bensì per la inspiegabile sconfitta sul campo del Verona». --> -->

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